Quante altre volte sarà stato sul ciglio della lunetta col pallone fra le mani; quante altre volte gli capiterà nuovamente: mai e poi mai sarà come la prima volta. Il 29 gennaio 2017 è divenuta ben presto una data da incidere nei suoi ricordi più fulgidi, molto più di un semplice stato su Whatsapp.

Il tabellone segnava 2.46 al termine: Totò Muci, al suo esordio con la maglia della squadra della sua città, realizzava un 2/2 dalla lunetta dopo essersi procurato un fallo in penetrazione. Inimmaginabile qualche minuto prima, lontano dai suoi pensieri più rosei anche solo una settimana or sono. «Come un disco incantato – afferma l’ala grande classe 2001 – in cuor mio mi dicevo “di sbagliare non se ne parla, di sbagliare non se ne parla”. Davanti a me c’era il presidente Carlo Durante che cercava di incoraggiarmi in tutti i modi, io distoglievo lo sguardo per evitare l’effetto contrario. Quando ho visto il pallone entrare è stata una liberazione, mi sono sciolto, ho preso fiducia. E continuavo a ripetermi “di sbagliare non se ne parla”». È così anche il secondo tiro è dentro, per la gioia del popolo granata e dei suoi amici, che una manciata di minuti prima ne invocavano l’ingresso in campo. E poi ancora, con fame e personalità, il primo canestro su azione: «Con il mio movimento – racconta Muci – ho eluso la difesa a zona, uscendo ho ricevuto il pallone, ho notato che l’avversario non mi seguiva e allora senza pensarci arresto e tiro. La fortuna, ancora una volta, mi ha assistito».

Così come lo hanno assistito i suoi compagni, prodighi di incitamenti e consigli. «A loro va tutto il mio grazie – dichiara con riconoscenza il classe 2001 – pochi istanti prima di entrare, Michelino Dell’Anna e Antonio Chirico mi hanno motivato, tenendomi sull’attenti. Mi hanno spronato a non farmi pervadere dalla paura. Però non posso nasconderlo: appena ho svestito la felpa mi tremavano le gambe. Osservare Giuseppe Durante e Valentino Mandolfo, che mi hanno visto crescere, posizionati proprio lì dietro di me, come a guardarmi le spalle, mi ha dato fiducia. E poi sul parquet ha avuto un ruolo chiave Federico Durini, che mi ha aiutato nel tenere la giusta posizione». Proprio Durini, dopo il primo canestro di Muci, ha mimato festante i segni di una scorpacciata, pregustando la ripresa degli allenamenti: «Mi toccherà offrire a tutti e sarà un piacere.  Devo tanto a questo gruppo, in particolare ai coach Davide Olive e Michele Battistini i quali mi hanno sempre supportato e, coi loro consigli, migliorato. E a Goran Bjelic, i suoi allenamenti personalizzati rappresentano per me una fonte di apprendimento».

Tre forfait, quelli di Diego Fracasso, l’amico storico (assieme a Giorgio Durante), Cosimo Iacomelli e Valerio Polonara gli hanno permesso di disputare una settimana d’oro. Furono venti i punti a Martina Franca con l’under 16, poi il buon minutaggio di Taranto con la Serie D, quindi l’esordio e i quattro punti in prima squadra. Ma dopo gli abbracci, i messaggi, l’euforia è ora di ritornare con la testa sulle spalle e, come si suol dire, riprendere a “cazzare mendule”.

La strada verso il mondo dei grandi è lunga ed irta di ostacoli e il futuro è tutto da scrivere. I suoi 16 anni, tuttavia, non gli impediscono di avere le idee chiare: «Se dovessi immaginare quali colori avrebbe la mia maglia fra tre anni – conclude Muci – direi senz’altro granata. Sogno di recitare un ruolo importante per la squadra della mia città e proprio non riesco a vedermi con altri colori, neppure in palcoscenici più prestigiosi. Penso solo all’“Andrea Pasca” e al duro lavoro». Perché chissà quante volte gli è capitato che un suo tiro accarezzi le retine, chissà quante altre volte gli succederà: ma in maglia granata sarà sempre più bello. Come quel 29 gennaio 2017. Come la prima volta.

Scritto da: 

Lorenzo Falangone

 

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