Treccine, schiacciate, rap: questo e molto altro è Jarvis Lavell Garner. Fra l’ala piccola (si fa per dire, dati i suoi 201 centimetri) a stelle e strisce e l’“Andrea Pasca” Nardò è stato amore a prima vista, al primo canestro, alla prima strofa. E i recenti venti punti contro Valentino Basket Castellaneta hanno scaldato il “Pala Pasca”: «Che domenica superlativa – esordisce – che caloroso supporto dalle tribune. Abbiamo preparato bene il match in settimana e il fatto che diversi di noi siano andati in doppia cifra altro non è che la certificazione della bontà della nostra prestazione. E questa è anche la nostra forza rispetto ad altri team: non ci sono prime donne ma un gruppo coeso, valido e ben allenato. Abbiamo eseguito alla perfezione i dettami tattici del nostro coach e fin dalle primissime battute abbiamo preso in mano le redini della contesa».

Nardò non sarà la sua Conway e il Salento ha poco a che vedere con l’Arkansas, ma “I love it here!”, esclama quando parla della sua nuova città. «E poi adoro il popolo granata: sappiamo che nel nostro palazzetto o in trasferta fa poca differenza: il loro supporto sarà sempre totale. Mi piace giocare coi miei compagni: il nostro roster dispone di veterani e ragazzi di talento e tutti assieme lavoriamo alacremente e credo che tutto ciò si noti in campo. Adoro il presidente, i nostri tecnici, i dirigenti, i tifosi e l’ambiente tutto, ideale per praticare un ottimo basket». Come New Orleans, Nardò ha il mare ma senza dubbio meno attrazioni per i più giovani, “e questo può essere un vantaggio – afferma Garner – ci aiuta a rimanere concentrati evitando distrazioni”. «Nardò è una comunità ristretta – aggiunge – e qui le persone si prendono cura l’una dell’altra. Fin dal primo giorno ho avvertito attorno a me tanto affetto e ora mi sento parte della “family granata”. Sono orgoglioso di dare il mio contributo alla causa e mi auguro di poter raggiungere gli obiettivi che tutti quanti auspichiamo».

Prorompente in campo, eccentrico fuori. E con una ardente passione: il rap. La sua canzone preferita: "So many tears" di Tupac e quindi via agli intrecci fra musica e basket. Il presidente Carlo «“is the biggest boss like Rick Ross” (è il più grande capo come Rick Ross, noto rapper statunitense). Mi ricorda molto Mark Cuban, il presidente dei Dallas Mavericks». Con la lingua parlata fa ancora fatica ma con la cucina italiana è stato amore al primo assaggio: «L’ho scritto anche in una canzone da me prodotta, nella frase “preferirei mangiare pasta e contare un paio di dollari”». Con Garner e le sue metafore non ci sia annoia mai. «C’è il mio connazionale Denzel Johnson, ad esempio, che io chiamo “transformer”: ha imparato la lingua e si è calato nella cultura italiana più in fretta di me, nonostante io sia al secondo anno in Italia». Infine l’accostamento al coach Davide Olive: «È come Gregg Popovich (allenatore degli Stati Uniti e dei San Antonio Spurs) – conclude Garner – pretende molto ed è sempre prodigo di consigli. E quando ha qualcosa da dire lo ascolto con attenzione: con lui c’è sempre una lezione da imparare».

Scritto da: 

Lorenzo Falangone

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